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Saremo sempre cittadini di Macondo

Written By MeltingBook on venerdì 18 novembre 2016 | 08:00:00

Persone molto lontane e diverse tra loro si ritrovano in «Cent’anni di solitudine»

Tutti, o quasi tutti, hanno letto Cent’anni di solitudine. Tutti, o quasi tutti, si ricordano dove e quando lo hanno letto. Il romanzo è lungo e complicato, oltre a essere bellissimo. E quindi non era consigliato leggersene qualche pagina prima di andare a dormire. È questa la magia di certi romanzi: se li vuoi capire, se ci vuoi stare dentro, devi galoppare tra le pagine; e però hanno sviluppato un antidoto alla costrizione, una potenza della pagina che ti avvinghia e ti fa galoppare. E ce n’è un’altra di magia: chi ha letto Cent’anni di solitudine, mentre lo leggeva, si è dimenticato del mondo delle cose da fare, dei baci da dare, dei compiti da svolgere; si è dimenticato di mangiare, di dormire, e ha fatto un sacco di confusione tra la vita propria e quella dei personaggi, tra la propria città e Macondo.

Nessuno ricorda la trama, o l’intreccio dei personaggi. Si ricordano le code di maialino, la fucilazione, un castagno; si ricorda come muoiono i personaggi ancora più di come hanno vissuto. Ma soprattutto è quello che sta accadendo in queste ore, con le parole che rimbalzano tra i social e i giornali e le tv e i caffè affollati si ricorda di aver tenuto tra le mani quel libro, di averlo cominciato ed esserci caduto dentro. Si ricorda quando e dove si è letta la parola Macondo e il fatto che un romanzo cominci con le parole «Molti anni dopo...».

Si ricorda più di ogni altra cosa una sensazione sfocata e precisissima: un sentimento di appartenenza al genere umano, attraverso le vicende disgraziate di una famiglia e di una città prima immaginata e poi costruita da José Arcado Buendía, il primo di una lunghissima serie di Buendía.

Tutti i lettori che oggi ricordano il momento in cui hanno cominciato il Grande Libro, quando lo hanno richiuso sull'ultima frase: «Le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra», hanno chiuso anche gli occhi e hanno sentito con precisione di appartenere al mondo.







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